
Indice dei contenuti
Il caffè in cialde permette di ottenere un espresso di ottima qualità in poco tempo e in qualsiasi momento della giornata, a casa come in ufficio. Scopriamo insieme quali sono le origini di un prodotto che ha cambiato il mercato di una delle bevande più amate al mondo.
Caffè in cialde: l’ascesa del sistema monoporzionato e green
Il caffè in cialde ha aggiunto un nuovo capito alla storia di una delle bevande più consumate al mondo, rappresentando fin da subito un’alternativa alla tradizione moka che, secondo i dati pubblicati sul sito web del quotidiano Il Mattino, ha ceduto il primato al caffè monodose: infatti, fino al 2014, il 53,3% degli italiani preferiva la moka, dato che oggi è sceso al 37,2%, mentre la macchina caffè cialde, che nel 2014 era utilizzata dal 28,8% dei consumatori, è salita al 39,5%.
Quella del caffè monodose è una rivoluzione paragonabile solo all’introduzione negli anni ’70 della bustina-filtro del tè, una novità che sconvolse il mercato e la modalità di consumo della più raffinata delle bevande. L’idea di comprimere il caffè macinato tra due veli di carta filtro ha cambiato completamente la concezione del caffè e la cialda, inizialmente concepita per i bar, a partire dagli anni ’80 ha conquistato gli uffici, lanciando la moda della pausa caffè, fino a diventare, oggi, protagonista della routine quotidiana a casa come in ufficio.
Infatti, le cialde con i loro 58 milioni di euro, rappresentano il 5% circa del mercato totale del caffè. Nel 2020 hanno quasi decuplicato il trend positivo, arrivando a sfiorare il 20% di crescita a maggio contro il +2,8% con cui avevano chiuso il 2019 (Sole24ore, IRI).
A sostenere la crescita del caffè in cialde è anche la grande attenzione che i consumatori rivolgono ad imballaggi naturali e biodegradabili, un campo in cui le cialde non temono rivali: basti pensare che la dose di caffè monoporzionato, pressato e racchiuso all’interno di due veli di carta filtro, è completamente compostabile, facilmente riciclabile e ideale per essere smaltita nell’umido.
Inoltre, la carta filtro presenta innumerevoli vantaggi a partire dall’estrazione dell’espresso, legata indissolubilmente alla qualità del caffè in tazza. L’estrazione rappresenta il metodo usato per erogare il caffè dalle cialde: un flusso di acqua a circa 90°C e a una pressione di circa 12 bar, attraversa il macinato nella giusta granulometria e raggiunge la tazzina, trasformandosi in un caffè corposo e aromatico proprio come quello del bar senza che sia necessario ricorrere a sistemi capaci di emulsionare e gonfiare l’espresso.
Il caffè in cialde è la risposta ecosostenibile alla voglia di sorseggiare la bevanda più buona del mondo e semplifica il rito della preparazione dell’espresso, rendendo la pausa caffè green, responsabile e attenta al benessere del mondo.
Caffè in cialde: le origini di un prodotto innovativo e rivoluzionario
Il caffè in cialde non è made in Italy, come si potrebbe pensare, ma nasce negli Stati Uniti d’America dall’idea di Cyrus Melikian, un pionere armeno-americano dell’industria del caffè che con le sue invenzioni ha contribuito ad aumentare la popolarità della bevanda tra gli americani.
La storia di Melikian nel mondo del caffè e del vending inizia negli anni Quaranta, durante la guerra, quando conosce Lloy Rudd, ingegnere specializzato in ordigni esplosivi, con cui decide di inventare una macchina automatica capace di erogare un caffè alla volta. In altre parole, l’obiettivo era realizzare la versione automatica del processo di infusione, già utilizzato per le bustine del tè, che prevedeva l’uso di carta filtro per il confezionamento del caffè.
Con la fine della guerra, l’idea di Melikian e Rudd iniziò a prendere forma e i due diedero vita a un sodalizio che durò oltre un decennio e segnò la nascita del Kwik-Kafe, il primo distributore automatico che apriva la strada all’automatizzazione nella preparazione del caffè e funzionava con caffè liquido congelato. La Kwik-Kafe vending machine della Rudd-Melikian Inc conquistò subito il mercato e nel 1948 nacque una catena in franchising costituita da una cinquantina di operatori che, attraverso i loro distributori automatici, vendevano quotidianamente circa 250.000 tazze di caffè.
Dopo aver chiuso la società con Rudd, Cyrus Melikian continuò a studiare e progettare nuove soluzioni per il caffè porzionato e nel 1959 fondò con i figli la Automatic Brewers& Coffee Devices (ABCD), azienda attiva ancora oggi, a cui si deve la creazione della prima cialda e della relativa macchina: Melikian, insieme a un gruppo di ingegneri, ideò il cosiddetto “sistema sandwich”, ossia lunghe strisce di carta filtro che, dopo essere state riempite di caffè macinato fresco, veniva unite tra loro e tagliate in porzioni singole.
Oltre alle macchine che permettevano di erogare il caffè utilizzando il nuovo sistema porzionato, la ABCD produceva anche quelle che servivano a preparare le strisce e a tagliarle in cialde singole, mentre il caffè veniva acquistato già torrefatto e macinato.
Dal vending, all’Ho.Re.Ca. e fino all’ambiente domestico, l’invenzione della cialda in carta, oltre ad aver risolto l’esigenza di preparare un caffè alla volta in poco tempo e senza alterare il risultato in tazza, ha portato l’espresso oltre i confini dei tradizionali luoghi di consumo, innovando il rito della pausa caffè.