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Il caffè sostenibile è un concetto che racchiude diversi aspetti: alcuni legati alla coltivazione e produzione del caffè e altri al consumo di caffè. Quando si può, quindi, parlare di sostenibilità associata al caffè.
Caffè sostenibile: la sua coltivazione
La richiesta del mercato intorno al caffè cresce di anno in anno: si stima che la domanda nel 2050 sarà addirittura triplicata. Ciò significa che aumenterà anche la deforestazione incontrollata per fare posto alle terre da coltivare. Una tendenza, quest’ultima, già ampiamente diffusa in questi anni, con grossi danni a livello ambientale e sociale. Questa cosa deve sicuramente cambiare.
Stesso discorso per quanto riguarda il tipo di coltivazione: negli anni Settanta si è passati dalla coltivazione all’ombra a quella al sole. E questo passaggio non è affatto banale. In passato, l’arbusto della pianta del caffè veniva coltivato protetto dalle fronde degli alberi: una vera e propria sinergia naturale che portava numerosi benefici a livello ambientale.
Infatti, gli alberi diventavano un habitat ideale per far vivere gli uccelli, predatori naturali di alcuni insetti responsabili di danneggiamenti ai raccolti. Senza i loro predatori naturali, possono essere debellati solo utilizzando pesticidi.
L’ombra, inoltre, aiutava a non disperdere l’acqua nel terreno. Il caffè coltivato in questo modo matura in maniera più lenta, con un migliore sviluppo degli zuccheri. Parliamo al passato perché, attualmente, la coltivazione all’ombra è stata quasi completamente sostituita da quella al sole. Essa, nonostante sia molto più produttiva nel breve periodo, nel lungo impoverisce il terreno, richiede maggior dispendio idrico e implica un utilizzo sempre maggiore di pesticidi per l’eliminazione dei parassiti che infestano il raccolto indisturbati.
Tornare a ripopolare le foreste e ad un metodo di coltivazione all’ombra potrebbe essere il primo passo per una sostenibilità nel lungo periodo. Anche perché i problemi poi si riversano sul sociale. Il prezzo del caffè sul mercato, infatti, è stabilito dalla Borsa, un po’ come accade per l’oro e il petrolio. Non sempre è sufficiente per coprire i costi di produzione, dal momento che il caffè è un tipo di pianta che ha costante bisogno di intervento umano, sia per la sua coltivazione che per il suo raccolto. Ciò crea un inevitabile sfruttamento del lavoro da parte delle aziende.
Caffè e sostenibilità: cosa può fare il consumatore
Il consumatore deve innanzitutto prediligere le cialde compostabili rispetto alle capsule. Infatti, queste ultime, sono decisamente più inquinanti delle cialde. Ciò dipende dai materiali con cui vengono realizzate. La maggior parte delle capsule in commercio sono composte da un involucro che è un mix di plastica e alluminio e vengono gettate nel sacchetto dell’indifferenziato.
Milioni di tonnellate di capsule finiscono ogni anno nelle discariche, dove impiegheranno anche 500 anni prima di essere smaltite. Anche perché sono pochi i consumatori a differenziare in maniera corretta, separando la plastica dall’alluminio. Il problema principale è però politico: proprio per la loro natura, le capsule dovrebbero essere tolte dal commercio.
Le cialde compostabili invece sono realizzate con materiali che possono essere tranquillamente gettati nell’umido una volta bevuto il caffè. Una volta gettate, le cialde potranno essere utilizzate come compost per la concimazione dei terreni. Quindi, è bene sensibilizzare all’acquisto delle cialde compostabili, realizzate con un filtro di carta biodegradabile o compostabile di differenti misure.
Il secondo comportamento virtuoso che è bene incentivare riguarda il consumo: bere meno e meglio è una scelta davvero sostenibile. Imparare a dare il giusto valore ad una bevanda come il caffè significa da un lato non abusarne e dargli un ruolo da rituale e tradizione, dall’altro evitare un consumo massivo che ha un forte impatto ambientale.
Infine, altro aspetto da tenere in considerazione è legato ad un elemento collaterale che non riguarda direttamente il caffè. Stiamo parlando dei bicchierini di plastica usa e getta per berlo. Quando si è a casa e si sta bevendo un buon caffè con la moka o monodose, decisamente meglio optare per una tazzina riutilizzabile. C’è da dire che, su questo fronte, l’Unione europea – con la Direttiva 2019/904, la SUP (Single Use Plastic), recepita dall’Italia il 30 novembre 2021 ed entrata in vigore il 14 gennaio 2022 – si pone l’obiettivo di limitare la produzione e l’uso della plastica monouso, riducendo i rifiuti e sviluppando un’economia circolare basata esclusivamente sull’utilizzo, la produzione e la commercializzazione di plastiche riciclabili e biodegradabili.
La sostenibilità secondo Caffè Borbone
Una delle aziende più attente al tema della sostenibilità e degli impatti ambientali del caffè è Caffè Borbone. Dall’approvvigionamento del caffè a tutto il ciclo di vita dei prodotti, Caffè Borbone si impegna da sempre per trasmettere ai consumatori tutta la passione per la tradizione del vero espresso napoletano e allo stesso tempo per il piacere di essere parte di una Magica Emozione sempre più sostenibile.
In particolare, Caffè Borbone si impegna a fondo con politiche, gestione e modalità operative che contribuiscano a un’economia globale sana, inclusiva e sostenibile, rispettosa dei diritti umani e del lavoro, capace di salvaguardare l’ambiente e coinvolta attivamente per l’integrità di ogni aspetto del business.